4° ed ultima parte dell’articolo
Gesù dice di essere venuto per i malati e non per i sani. Gesù non si imponeva a nessuno. Sono le persone povere, malate, escluse che sono attratte da lui e che lo attraggono, perché Gesù è venuto a narrare e a incarnare la misericordia amorosa di Dio per tutti quelli e quelle che l’ingiustizia umana, e l’ingiustizia della natura avevano escluso dalla possibilità di una vita dignitosa, dalla condivisione dei beni della terra e della comunione.

Altro esempio. Gesù non ha certo inventato il servizio: sapeva bene che il mondo trabocca da sempre di schiave e schiavi, di serve e di servi che servono i più grandi di loro, e dei loro gemiti! Gesù ha inventato il servizio cristiano: imparando da lui e seguendo le sue orme, servire i più piccoli, i più deboli di noi. E’ il più grande che deve servire i più piccoli! Questa è la rivoluzione! Non così come avviene nel mondo, ma in modo opposto avviene il servizio di chi vuol seguire Gesù. Servire i più grandi di noi è la necessità obbligata dei poveri e delle povere nel mondo, servire i più piccoli e poveri di noi, o come noi, è gratuità, è evangelo, è fraternità.

Un altro pensiero. Dalle cose materiali, dai beni, spesso in passato ci è stato insegnato un distacco ascetico e angosciato, come se fossero le cose a essere poco spirituali, e non invece che il condividerle è l’unico rapporto spirituale con esse, come Gesù ci insegna: dare un bicchier d’acqua – fresca precisa il Vangelo – a chi ha sete è gesto che avrà ricompensa nel mondo futuro, chiunque lo compia. Preoccuparci che altri, bisognosi come noi o di più, abbiano i beni più materiali del mondo, come cibo buono e sano, e acqua fresca e vesti decorose, è la cosa spirituale per eccellenza, è sfamare e dissetare il Signore stesso, come dirà Gesù in Mt 25.

Evangelico è darsi pensiero per i bisogni altrui prima che per i propri. Accogliere nella parola del Signore Gesù l’amore che Dio ha per ciascuno/a di noi, ci chiede di amare non Dio ma gli altri e altre. Gesù non ci ha detto: Come io vi ho amato così amatemi. No! Come io ho amato voi, così amate gli altri, amici e nemici che siano. Lì mi incontrerete. Un altro pensiero: Gesù ha pensato alla Pietà al contrario! Mi spiego. C’è una parola di Gesù che mostra la sua attenzione, del tutto controcorrente, verso le donne.

Gesù provava vera pena per le donne. Quando parla della sciagura che avrebbe colpito Gerusalemme, dice “Guai alle donne incinte e che allattano in quei giorni” (Lc 21.23); e quando sta andando al Calvario: “Beate le sterili” e “piangete su di voi (e sui vostri figli)”. Gesù pensava la Pietà al rovescio: pensava la madre, la donna, oggetto del compianto amoroso. L’attenzione compassionevole di Gesù trovava sempre i più poveri, tra i poveri, i più soli tra i soli: e per lui sono le donne, prime quelle incinte o che allattano. Nel disastro generale, a loro è riservato il doppio del terrore e del dolore: per l’altro e per se stesse, così indispensabili all’altro.

Parole di un’attualità sconvolgente: ogni giorno vediamo le spaventose tribolazioni delle popolazioni in fuga, e vediamo che le donne sono ancora le più miserabili, oggetto di torture e umiliazioni supplementari, spesso incinte e allattanti, e con piccoli da salvare. Ma ciò che le catastrofi aumentano esponenzialmente avviene già, nascosto, nella vita ordinaria. E, non ultima cosa per importanza: l’intelligenza e la libertà interiore per imparare e ricevere rivelazione da chiunque.

Il Vangelo non tace che Gesù ha saputo imparare molte cose anche dalle donne incontrate. Dalla donna peccatrice di Lc 7, ha imparato il gesto dell’amore più umile e più forte, e lo farà a sua volta ai discepoli all’ultima cena come culmine ed eloquenza del servizio dell’amore: lavare i piedi. Dalla povera vedova che getta i due spiccioli riceve rivelazione dell’amore, di Dio e degli umani, come dono intero di sé. E dalla donna pagana che lo supplica per la sua bambina, accoglie la rivelazione di essere stato inviato anche alle Genti e non solo a Israele (E come Gesù comprende dalla fede di questa donna che Dio non lo ha eletto solo per Israele escludendo le Genti, così le chiese devono comprendere che Dio non ha eletto poi anche le Genti escludendo Israele).

Ora dico una cosa forse troppo personale: Secondo me, una donna può sentire una grandissima attrazione verso Gesù e amarlo anche senza la fede! Perché per le donne Gesù è stato e rimane una meravigliosa meteora in un cielo buio: prima, e purtroppo anche dopo di lui, più nessuno ci ha trattate come lui. Solo lui ci ha viste, ascoltate, capite, accolte in relazioni di amicizia e di discepolato, riconosciute capaci di ascolto e di annuncio dell’Evangelo. Nei Vangeli, mai Gesù ha rifiutato una donna, o si è sdegnato con lei, o l’ha rimproverata. E mai una donna ha avuto atteggiamenti contro di lui. Nessuna l’ha abbandonato. Persino la moglie di Pilato dice che è un giusto, e supplica il marito di non nuocergli!

Ma il modo in cui Gesù ha vissuto tutta la sua vita lo contempliamo al sommo grado nella sua morte, quando, rifiutato da tutti, e tradito e rinnegato e abbandonato dai suoi discepoli, patisce la morte sommamente ingiusta e infamante di croce. La croce, infatti, è icona non solo della morte ma di tutta la vita di Gesù. E’ lì che lo vediamo, fino all’ultimo istante libero e intelligente, portare a compimento il suo amore, per noi e per tutti. Ed è lì che, col centurione pagano, vedendolo morire in quella mitezza, possiamo confessarlo come il Figlio di Dio, l’Emanuele, che ci ha raccontato in tutto la misericordia immensa del Dio d’Israele per tutti e per tutte.

Senza minacciare vendetta, senza rancore verso i nemici che gli stanno facendo così tanto male, Gesù tace, ascolta e prega. Gesù neppure sulla croce ha difeso la sua vita e la sua innocenza, ma sempre la sua umanità: cioè ha lottato nel cuore per non perdere mai la libertà di figlio di Dio, la somiglianza col Dio misericordioso e compassionevole. Chiedendo a Dio di perdonare i sui nemici, dice la parola più intelligente e più luminosa e più libera, “ perché non sanno quel che fanno”, parola che sempre ci aiuterà: e a tentare di avere anche noi misericordia di coloro che ci fanno del male, e a riconoscere in quelle parole anche noi stessi.

Ascoltando ingiurie, derisioni e tentazioni spaventose, Gesù resiste e non cede alla violenza, rivolgendo il suo lamento e la sua supplica angosciata soltanto a Dio col salmo del Servo sofferente del Signore, a quel Dio che, anche se tace, sempre ci ascolta. E proprio perché il suo amore fu più grande e più forte della sua preoccupazione per se stesso, del suo diritto e del suo attaccamento alla propria vita, per questo fu anche più grande e più forte della morte. E Dio ha confermato tutta la vita di Gesù risuscitandolo dai morti, primizia di tutta l’umanità.

Maria dell’Orto

(articolo tratto da alzogliocchiversoilcielo.blogspot.it)